I pensieri di... Paperone
"I pensieri di... Paperone" è un racconto illustrato di circa 200 pagine realizzato da Guido Martina (testo) e Giovan Battista Carpi (disegni) nel 1973, edito da Mondadori. Si tratta del primissimo tentativo di realizzare una biografia di zio Paperone, e si presenta come un'ipotetica autobiografia del personaggio, che narra la sua vita in maniera un po' romanzata, mettendo varie sue massime a integrare il testo.
Il testo è un'opera interessantissima, che presenta un doppio livello di lettura, uno destinato ai bambini, e un'altro dedicato a un'acuta satira sociale rivolta agli adulti: già, perché nonostante la prosa molto semplice e le pagine colorate, questo libro è forse la biografia più matura mai realizzata sul personaggio di zio Paperone, piena di cinismo e di disincanto, con riferimenti e battute comprensibili molto più da un adulto che da un bambino; tutto ciò è coerente con il tipico stile dell'autore Guido Martina, che basava le sue storie sul cinismo dei personaggi e sulla disonestà di zio Paperone. Un esempio di questo cinismo e di quest disincanto possono essere alcune citazioni delle massime prese dal libro: "Nella vita l'apparenza val più della sostanza", "La matematica è un'opinione e ciascuno può interpretarla a proprio vantaggio", "L'evasione fiscale è figlia del desiderio di libertà e madre di eccelse imprese", "Quando si acquista la fiducia del prossimo, sarebbe sciocco non approfittarne", "L'elemosina è il detersivo che elimina il sudiciume dalle coscienze dei peccatori", "L'amicizia è un tacito contratto escogitato dagli altri e dagli arrivisti a danno degli ingenui. La qualcosa, agli ingenui suddetti, sta proprio bene: così imparano a vivere." La componente di satira sociale rimane sempre divertente e attuale anche a distanza di 40 anni, facendo ridere di gusto il lettore. Un esempio può essere questa citazione tratta dal libro, dove si fa ironia sull'utilità dei diplomi "Terminate le scuole col brillante risultato che vi ho detto, mi diedi alla ricerca d'un impiego, ma ovunque mi presentassi col diploma ottenevo una grande ilarità. Io protestavo, dicendo che un diploma apre tutte le porte, e mi sentivo rispondere 'Appunto, quella è la porta: aprila e sparisci!'
Mumble, non riuscivo a trovare alcun impiego, è vero. Però la cosa non mi dispiaceva perché come è noto il lavoro nobilita, ma stanca."
Molte volte parlando della $aga di Don Rosa si fa il discorso sui vari tabù che avrebbe ignorato... Bhe, non è stato l'unico né il primo, dato che "I pensieri di... Paperone" parlano di morte e sesso in maniera molto più cruda ed esplicita della $aga, tanto da sfiorare il grottesco. C'è una parte nel libro dove si lascia intendere, in maniera tutt'altro che velata che zio Paperone abbia commerciato pornografia: è subito dopo la citazione di qualche riga fa, e si tratta del passaggio che preferisco di tutto il racconto: "Tuttavia, poiché qualcosa bisogna pur fare se si vuol mettere insieme il pranzo e la cena, decisi di dedicarmi alla pubblicità. Ogni notte perciò, quando le strade erano deserte, me ne andavo in giro a staccare dai muri i manifesti che poi rivendevo a un rigattiere. Non a caso si dice infatti che la pubblicità è l'anima del commercio.
La cosa andò nel migliore dei modi fino alla notte in cui venni sorpreso dal vice-sceriffo mentre staccavo un manifesto sul quale una prosperosa biondona che aveva dimenticato di vestirsi teneva in mano una bottiglia di gazzosa, invitando ad assaggiarla e a diventare amici.
Colto sul fatto, per evitare l'arresto spiegai che m'ero proposto la missione moralizzatrice di togliere dai muri cittadini certe immagini offensive del pudore"
Il testo non vuole avere alcun intento filologico, tanto che presenta Paperone come figlio unico, cosa che rende difficile capire da dove sia nato Paperino. L'unico riferimento al Paperone classico è il fatto che abbia partecipato alla corsa all'oro nel Klondike, come spiegato nell'ultima parte del racconto. È interessante l'introduzione di nonna Jenny, nonna che ha cresciuto zio Paperone, dato che i suoi genitori sono morti prima che la cicogna lo consegnasse a loro.
L'ambientazione storica del racconto è volutamente contraddittoria e anacronistica, nel tipico stile di Martina, professore di lettere che si divertiva a confondere le idee ai ragazzi suoi lettori: infatti, nonostante sia dichiaratamente svolto agli inizi del '900, nel racconto sono presenti elementi moderni come automobili e televisori. Tipica di Martina è anche la prosa con cui è scritto il testo, molto discorsiva e immediata, anche se presenta un registro alto e aulico.
Il libro presenta inoltre splendide illustrazioni a colori e in bianco/nero di Giovan Battista Carpi, disegnatore genovese molto attivo in quegli anni, noto sopratutto per aver creato, sempre assieme a Martina, il personaggio di Paperinik.
Il libro è stato pubblicato da Mondadori (allora editore di Topolino) nel 1973. È curioso il fatto che su Topolino 916, nella storia "Pippo è l'ospite famelico", realizzata sempre da Martina e appartenente al ciclo del "Segreto del totem decapitato", il libro venga citato da zio Paperone stesso come la sua autobiografia appena uscita, di cui legge l'incipit. Si tratta di un'astuta mossa pubblicitaria! Peccato che la storia del totem sia in evidente contraddizione con il libro, dato che ci presenta Paperone come fratello di Nonna Papera e non come figlio unico...
In conclusione, "I pensieri di... Paperone" è sicuramente una delle migliori biografie realizzate sul personaggio di zio Paperone, piena di ironia e che non si prende mai sul serio. Parte da presupposti totalmente diversi da quelli di Don Rosa per la sua $aga, e quindi è totalmente inconciliabile con essa, ma sa intrattenere e far ridere per la sua satira che rimane sempre attuale, nonostante i 40 che si porta dietro.
Il testo è un'opera interessantissima, che presenta un doppio livello di lettura, uno destinato ai bambini, e un'altro dedicato a un'acuta satira sociale rivolta agli adulti: già, perché nonostante la prosa molto semplice e le pagine colorate, questo libro è forse la biografia più matura mai realizzata sul personaggio di zio Paperone, piena di cinismo e di disincanto, con riferimenti e battute comprensibili molto più da un adulto che da un bambino; tutto ciò è coerente con il tipico stile dell'autore Guido Martina, che basava le sue storie sul cinismo dei personaggi e sulla disonestà di zio Paperone. Un esempio di questo cinismo e di quest disincanto possono essere alcune citazioni delle massime prese dal libro: "Nella vita l'apparenza val più della sostanza", "La matematica è un'opinione e ciascuno può interpretarla a proprio vantaggio", "L'evasione fiscale è figlia del desiderio di libertà e madre di eccelse imprese", "Quando si acquista la fiducia del prossimo, sarebbe sciocco non approfittarne", "L'elemosina è il detersivo che elimina il sudiciume dalle coscienze dei peccatori", "L'amicizia è un tacito contratto escogitato dagli altri e dagli arrivisti a danno degli ingenui. La qualcosa, agli ingenui suddetti, sta proprio bene: così imparano a vivere." La componente di satira sociale rimane sempre divertente e attuale anche a distanza di 40 anni, facendo ridere di gusto il lettore. Un esempio può essere questa citazione tratta dal libro, dove si fa ironia sull'utilità dei diplomi "Terminate le scuole col brillante risultato che vi ho detto, mi diedi alla ricerca d'un impiego, ma ovunque mi presentassi col diploma ottenevo una grande ilarità. Io protestavo, dicendo che un diploma apre tutte le porte, e mi sentivo rispondere 'Appunto, quella è la porta: aprila e sparisci!'
Mumble, non riuscivo a trovare alcun impiego, è vero. Però la cosa non mi dispiaceva perché come è noto il lavoro nobilita, ma stanca."
Molte volte parlando della $aga di Don Rosa si fa il discorso sui vari tabù che avrebbe ignorato... Bhe, non è stato l'unico né il primo, dato che "I pensieri di... Paperone" parlano di morte e sesso in maniera molto più cruda ed esplicita della $aga, tanto da sfiorare il grottesco. C'è una parte nel libro dove si lascia intendere, in maniera tutt'altro che velata che zio Paperone abbia commerciato pornografia: è subito dopo la citazione di qualche riga fa, e si tratta del passaggio che preferisco di tutto il racconto: "Tuttavia, poiché qualcosa bisogna pur fare se si vuol mettere insieme il pranzo e la cena, decisi di dedicarmi alla pubblicità. Ogni notte perciò, quando le strade erano deserte, me ne andavo in giro a staccare dai muri i manifesti che poi rivendevo a un rigattiere. Non a caso si dice infatti che la pubblicità è l'anima del commercio.
La cosa andò nel migliore dei modi fino alla notte in cui venni sorpreso dal vice-sceriffo mentre staccavo un manifesto sul quale una prosperosa biondona che aveva dimenticato di vestirsi teneva in mano una bottiglia di gazzosa, invitando ad assaggiarla e a diventare amici.
Colto sul fatto, per evitare l'arresto spiegai che m'ero proposto la missione moralizzatrice di togliere dai muri cittadini certe immagini offensive del pudore"
Il testo non vuole avere alcun intento filologico, tanto che presenta Paperone come figlio unico, cosa che rende difficile capire da dove sia nato Paperino. L'unico riferimento al Paperone classico è il fatto che abbia partecipato alla corsa all'oro nel Klondike, come spiegato nell'ultima parte del racconto. È interessante l'introduzione di nonna Jenny, nonna che ha cresciuto zio Paperone, dato che i suoi genitori sono morti prima che la cicogna lo consegnasse a loro.
L'ambientazione storica del racconto è volutamente contraddittoria e anacronistica, nel tipico stile di Martina, professore di lettere che si divertiva a confondere le idee ai ragazzi suoi lettori: infatti, nonostante sia dichiaratamente svolto agli inizi del '900, nel racconto sono presenti elementi moderni come automobili e televisori. Tipica di Martina è anche la prosa con cui è scritto il testo, molto discorsiva e immediata, anche se presenta un registro alto e aulico.
Il libro presenta inoltre splendide illustrazioni a colori e in bianco/nero di Giovan Battista Carpi, disegnatore genovese molto attivo in quegli anni, noto sopratutto per aver creato, sempre assieme a Martina, il personaggio di Paperinik.
Il libro è stato pubblicato da Mondadori (allora editore di Topolino) nel 1973. È curioso il fatto che su Topolino 916, nella storia "Pippo è l'ospite famelico", realizzata sempre da Martina e appartenente al ciclo del "Segreto del totem decapitato", il libro venga citato da zio Paperone stesso come la sua autobiografia appena uscita, di cui legge l'incipit. Si tratta di un'astuta mossa pubblicitaria! Peccato che la storia del totem sia in evidente contraddizione con il libro, dato che ci presenta Paperone come fratello di Nonna Papera e non come figlio unico...
In conclusione, "I pensieri di... Paperone" è sicuramente una delle migliori biografie realizzate sul personaggio di zio Paperone, piena di ironia e che non si prende mai sul serio. Parte da presupposti totalmente diversi da quelli di Don Rosa per la sua $aga, e quindi è totalmente inconciliabile con essa, ma sa intrattenere e far ridere per la sua satira che rimane sempre attuale, nonostante i 40 che si porta dietro.